Ci mette alla prova con fatiche tangibili, siano essere legate alla malattia fisica o contingenze pratiche.
Sono limiti, freni costanti, linee di demarcazione nette verso una vita diversa.
Nulla sarà più come prima.
Ci si misura con un “senza” che non ha soluzione. Una mancanza, un vuoto che non è colmabile da nulla. Che fare?
Ci può essere un lungo periodo di non accettazione della realtà: si combatte con acredine contro se stessi per ciò che è: come se si avesse la responsabilità della propria fragilità, di ciò che è accaduto e non dipende da noi.
Non è così!
La nostra tela viene intessuta e cerchiamo di smontarla ogni notte, al mattino è sempre lì con la stessa trama.
Ci armiamo di scudo e lancia partiamo all’attacco ma rimbalziamo contro un tessuto impenetrabile.
La fatica aumenta sempre di più, le sconfitte sempre più eclatanti.
Che alternative percorrere?
O ci lasciamo andare alla deriva, ritirandoci dalla vita, aspettando fermi che la fine arrivi o decidiamo di combattere in modo nuovo.
Combattere contro se stessi o con se stessi sono modalità completamente differenti.
Non cambia l’esito infausto di alcune battaglie ma combattere accanto a se stessi, vuol dire non indossare una ulteriore armatura che rallenterebbe ancora di più il nostro procedere.
Vuol dire vedere la realtà con sguardo nuovo, con nitidezza e lucidità.
Non serve insultarsi, rimproverarsi, biasimarsi, svalutarsi.
Non cambia la sostanza della nostra esistenza.
Quello che farà la differenza sarà come affronteremo ogni battaglia.
Non sappiamo se la supereremo ma sappiamo che ci abbiamo messo il massimo impegno ed in coscienza siamo sereni con noi stessi.
Non solo!
Sappiamo di aver vissuto l’esistenza concessaci nell’unico modo che ci è parso vivibile e possibile!!
Quello che farà la differenza sarà come affronteremo ogni battaglia ........